sortie d'usine

Sostiene l’Archivio

di Vincenzo Vita

C’è una sproporzione evidente tra l’intensa attività prevista per il 2016 – approvata dall’assemblea dei garanti dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico – e il bilancio economico reale. Quest’ultimo non è degno di un’istituzione nazionale di prima grandezza come l’Aamod, che merita certamente di più. Simile discrasia tra l’impegno effettivo e il monte delle risorse ci interpella su una contraddizione seria dell’attuale stagione: si invoca la società della conoscenza come motore di un diverso sviluppo e tuttavia si respinge ai margini il sostegno dei luoghi che fanno cultura. Gli apparati ri-produttivi, per citare i classici. Non solo. Investire nel ciclo dei saperi significa interagire con il capitalismo cognitivo, evitando una via di pura concentrazione del e nel nuovo potere intellettuale. Ecco, allora, il senso di una “vertenza” di cui l’Archivio intende farsi interprete, affinché la spesa dello stato nella cultura arrivi almeno all’1% del Pil, rivedendo tra l’altro la logica delle tabelle che definiscono l’entità dei finanziamenti delle strutture davvero operanti. Quali sono i criteri che presiedono alle scelte di finanziamento? Il merito? L’esperienza? Il volume quantitativo delle iniziative? L’Aamod ha un immenso materiale, che rischia di non essere neppure adeguatamente conosciuto se non vi è la possibilità di investire nel rilancio comunicativo e in una compiuta ristrutturazione digitale. Appunto, come si calcola il suo valore? Incontreremo il ministro Franceschini, nonché i presidenti delle commissioni competenti di Camera e Senato,  per farci interpreti di un bisogno diffuso. Che il 2016 sia l’anno della svolta.

Così, il programma ha voluto tenere un filo di congiunzione, un sottotesto, legato ad una concezione progressiva del copyright, introducendo forme relazionali differenziate, fondate sulla condivisione. Si tratta di sperimentare i cosiddetti creative commons: l’accesso aperto a gran parte dell’offerta attraverso il web. Se ne discuterà in un apposito convegno, dove porteremo una  specifica “Carta dei diritti e dei doveri”.

Innanzitutto, però, l’Archivio augura un ottimo anno nuovo, con un non retorico ottimismo della volontà.

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