sortie d'usine

Un anno fondamentale

di Vincenzo Vita

Un anno fondamentale per l’Aamod, per parafrasare Lelio Luttazzi quando presentava “Hit parade” (e parlava delle settimane dei 45 giri).
Il viaggio nel tempo della storia è un momento chiave per capire, per esplorare le pieghe, a partire da quelle imprevedibili, della realtà. I Pokémon pretendono di aumentarla la realtà, noi ci accontenteremmo di indagarla seriamente. Passato-presente-futuro devono diventare una neo lingua della e nella post modernità. E’ un dovere morale, prima ancora che politico o culturale. Tanto più quanto maggiore è il rischio di cedere alla dittatura dell’istantaneità e alla progressiva cancellazione della memoria. Non sembri un’iperbole. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha imposto la cancellazione da un importante blog abruzzese “PrimaDaNoi” di una notizia “vecchia” di due anni e mezzo. E questo nella giurisprudenza. Nella potente, prepotente avanzata tecnologica è l’era di un’altra dittatura, quella degli algoritmi. Come spiega Pedro Domingos (2015) “Un algoritmo è una sequenza di istruzioni che dice a un computer cosa fare. I computer contengono miliardi di minuscoli interruttori, i transistor, che gli algoritmi accendono e spengono miliardi di volte al secondo…” Fino all’Algoritmo Definitivo, vale a dire la macchina che impara da sola. E, aggiungiamo, che vive in un eterno Presente. Insomma: oggi l’archiviazione costituisce l’ultima trincea di un umanesimo progressivamente emarginato e indebolito. Non a caso nell’aprile scorso si è promosso un convegno su “Le fonti audiovisive nell’era della rete”. Si è dibattuto attorno all’urgenza di coordinare l’attività dei diversi istituti, e si è lanciata l’idea di costruire insieme una Carta sulla condivisione e per il riuso. Secondo la struttura negoziale dei “Creative Commons”. In tale quadro, si è anche ipotizzato un “Tg della memoria”, esperimento utile per rendere normale il ricorso alla storia per immagini. Può diventare una App. Al riguardo, si sta costruendo un progetto rivolto alla Regione Lazio volto a conoscere, attraverso un’applicazione del telefono-tablet, almeno una parte dei beni culturali del territorio. Come pure è doveroso ricordare il complesso di progetti per e su Cesare Zavattini, nel momento –tra l’altro- in cui i figli Arturo e Marco hanno donato alla biblioteca dell’Archivio numerosi volumi del loro patrimonio librario, scritti da Cesare Zavattini e da altri su di lui.

Per citare qua e là dall’ampia agenda delle attività, è da ricordare certamente il “Laboratorio Storia e Cinema. Rappresentazioni del lavoro delle donne nel cinema”, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. Così vanno rammentate svariate presentazioni di libri o di film connessi, come è stato nel felice caso di “Diario di fabbrica” di Simone Weil e del film “Triangle” di Costanza Quatriglio. O la bellissima giornata dedicata al film su Pio Galli, un dirigente sindacale di rilievo in parte dimenticato nell’era della mediatizzazione volgare.

Anche quest’anno l’autorevole e seguitissimo “Cineforum Palestina”, appuntamento stabile del primo giovedì del mese, ci ha consegnato uno sguardo internazionalista.
Ancora. Le sinergie con la Cineteca sarda di Cagliari dedicate alla produzione del compianto regista Antonello Branca.
Continua l’opera di documentazione, coordinato dallo specifico gruppo di lavoro, sulla Turchia, prima del doppio colpo di stato. Anzi. La documentazione sarà il cuore della prossima stagione dell’Aamod, per riprendere il filo conduttore della storia migliore dell’Archivio: volgendolo ad esempio verso l’attualità delle migrazioni.
Naturalmente, a cura di Letizia Cortini, continua la formazione, con l’aspirazione di poter conseguire un accordo permanente con il Ministero dell’Istruzione.
Come è ripresa la tematica dei progetti europei.
E’ una “lista”, e non basta. L’Aamod, però, sta riacquisendo un’anima: la passione del racconto audiovisivo nell’età veloce-digitale. Un corpo a corpo con i Principi del Nulla, nascosti spesso dietro le maschere dell’Innovazione, quella che come una strisciata di colore cerca di cancellare diversità e pluralismi. Resilienza.

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