sortie d'usine

Archivi, siti e portali

Online il nuovo sito della Fondazione e il portale per navigare gli archivi

di Vincenzo Vita

zavattini“Ma se…i contenuti mediali sono da sempre oggetto di pratiche di registrazione e conservazione, le tecnologie informatiche e più in generale i nuovi media diventano essi stessi strumenti di archiviazione…Lo studio del rapporto tra tecnologie digitali, memoria e gestione della conoscenza diventa così essenziale…” (Marco Tomassini, 2010). Il nuovo portale dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico è, dunque, di per sé un tentativo di agire pratiche evolutive nel e del rapporto tra la narrazione della storia per immagini e lo scenario del mutamento. Nell’ambiente crossmediale, in cui sta avvenendo la più colossale “mediamorfosi”  che si sia conosciuta, la dialettica che si determina è tra la domestication (ovvero la banalizzazione del consumo) e la ri-costruzione del senso critico. Ecco perché il rinnovato sito non è un mero miglioramento dell’esposizione dei programmi dell’Aamod, a mo’ di bacheca elettronica, bensì –almeno nelle intenzioni-  una tappa importante dell’intelligenza connettiva.

“Crediamo di fare un passo decisivo sostituendo alla nozione di presente quella di passaggio, di transizione…” (Paul Ricoeur, 1983). Ecco, il portale è un frammento della Transizione: da antiche e consolidate metodologie di catalogazione e raccolta dei saperi tipiche dell’età analogica, si deve passare democraticamente alla sintassi dell’era numerica. All’alfabeto degli algoritmi. “Un algoritmo è una sequenza di istruzioni che dice a un computer cosa fare. I computer contengono miliardi di minuscoli interruttori, i transistor, che gli algoritmi accendono e spengono miliardi di volte al secondo…Ho deciso di chiamarlo Algoritmo Definitivo…Non dobbiamo fare altro che dargli una quantità sufficiente di dati del tipo giusto, e l’Algoritmo Definitivo scoprirà la conoscenza che vi è racchiusa. Dategli dei video, e imparerà a vedere. Dategli una biblioteca, e imparerà a leggere…” (Pedro Domingos, 2015).

L’algoritmo è un negoziato. Oggi i contraenti sono  il tecnopotere e gli “oligarchi” che aggregano i dati, i cosiddetti “Over The Top” (Google, Facebook, Amazon, e così via). Domani, se si riconoscerà la natura sociale del processo, il compromesso potrà diventare più avanzato. Per questo è decisivo costruire un network tra Archivi e Istituzioni culturali, in grado di far riconoscere fonti plurali del sapere e di contrastare il pensiero unico e omologato. Un negoziato attraverso il conflitto.

Il portale che si inaugura ha l’ambizione di interpretare l’urgenza di una lotta culturale nell’immaginario, per introdurre pratiche alternative e rendere lo stesso Archivio il soggetto vivente che fu evocato da Cesare Zavattini. Il liberismo ha occupato anche gli interstizi della vita reale  con i suoi stili, diventando una sorta di categoria estetica: non c’è alternativa, si dice, alle logiche commerciali. E, tuttavia, serve r-esistenza. Non è, infatti,  la fine della storia; e neppure è lecito arrendersi all’altra faccia della medaglia costituita dalle regressioni difensive. Tra una globalizzazione acritica e l’urlo corporativo o xenofobo c’è un’altra via, da costruire attraverso la condivisione della conoscenza e la valorizzazione del lavoro intellettuale. Il portale è un’occasione significativa per tenere viva la tensione interattiva, per scommettere su una partecipazione vasta e consapevole alle attività dell’Aamod. Per accendere le scintille della creatività.

Naturalmente, il sito è adibito anche alle necessità di base: circolazione in rete delle iniziative, documentazione e illustrazione dei progetti, recensioni e aggiornamento del catalogo. Testi e ipertesto, dati e immagini, notizie e video, in un unicum. Con un’impaginazione aggiornata e, insieme, attenta alla forza della tradizione.

Non si tratta di un atto dovuto all’imperante società dell’informazione o alla stagione del capitalismo cognitivo. E neppure è un cedimento alle mode nuoviste. E’, al contrario, l’allineamento ai linguaggi digitali. Non una gradevole suppellettile tecnologica.  Sarà, se mai, la normalità dell’agire e del pensare.

[gmw_single_location]