sortie d'usine

Cinema e nuvole

di Vincenzo Vita

Ha ragione il Presidente della Federazione italiana dei circoli del cinema Marco Asunis a mettere in discussione la recente legge sul cinema (l.14 novembre 2016 , n.220) anche dal punto di vista dell’associazionismo. Bella e condivisibile la lettera aperta rivolta al ministro Franceschini, pubblicata dai “Diari dei Cineclub”.  Infatti, si interrompe una consuetudine acquisita, vale a dire il riconoscimento dell’organizzazione del pubblico come parte rilevante dell’universo cinematografico e audiovisivo. Nella normativa recentemente varata il mondo dei circoli si disperde nel piccolo e confuso calderone dei finanziamenti pubblici assegnati selettivamente. Non si prevedono esplicitamente luoghi di mobilitazione civile e culturale – invece – essenziali ed attualissimi. Infatti, la molteplicità delle piattaforme tecnologiche rende ancor più importante la ri-costruzione di una fruizione consapevole e attiva. Nella “softwarizzazione” (Simone Arcagni, 2016) dell’intero comparto mediatico è decisiva una bussola critica per orientarsi nei nuovi scenari. Ma il Ministero competente (Mibact) sembra ancora avvolto nell’era analogica, avendo dato il là ad una piccola “riforma” che non valorizza il cinema indipendente e neppure assume sul serio le culture digitali declinandole secondo i principi cardine dell’articolo 9 della Costituzione.

Su questo, e sull’insieme del testo, l’ Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico ha promosso un seminario di lavoro lo scorso venerdì 29 gennaio. Dopo le efficaci relazioni introduttive di Stefania Brai e Marco Mele, sono intervenuti nel dibattito numerosi interlocutori: il Mibact con il direttore generale del cinema Nicola Borrelli, il Festival internazionale “Cinema e donne” con Maresa d’Arcangelo; il Centro sperimentale di cinematografia con Felice Laudadio, l’Istituto Luce con Roberto Cicutto, l’ Archivio nazionale del film di famiglia con Paolo Simoni, la Cineteca sarda con Antonello Zanda, l’associazione degli autori con Francesco Martinotti. Purtroppo, e non solo sul tema dell’associazionismo, le risposte ministeriali sono risultate insoddisfacenti.

Innanzitutto, si è persa l’occasione di mettere in moto un reale cambiamento, di cui c’era traccia in diverse proposte emerse nella discussione degli ultimi anni. Ad esempio, attraverso la costruzione di un autonomo “Centro nazionale per la cinematografia” e la previsione di una tassa di scopo in grado di fornire al settore risorse adeguate tratte dalle componenti ricche del sistema e non ricavate in modo riduttivo dalla fiscalità generale. Inoltre, è scandalosa la ripartizione iniqua tra le elargizioni automatiche (82%) e quelle selettive (18%), queste ultime inerenti alla produzione autoriale e creativa. Se il cinema italiano è tuttora celebrato nel villaggio globale, lo si deve proprio ai film “difficili” (definizione europea) e a quelli documentari,  relegati ingenerosamente nella zona marginale del finanziamento. Tra l’altro,  il citato 18% si riduce all’11% reale, se si tolgono gli altri contributi (premi, istituzioni) previsti. La “torta” complessiva di 400 milioni di euro comprende anche l’audiovisivo e la fiction, rendendo chiaro che i principali beneficiari della legge sono i produttori e, tra di loro, i più noti ed affermati.

I decreti attuativi previsti dal testo renderanno esplicite le scelte e, su taluni nodi, saranno particolarmente importanti, proprio a cominciare dalla questione dell’associazionismo. Su taluni argomenti l’Archivio è particolarmente sensibile: la quota del 3% del Fondo diretta all’alfabetizzazione nelle scuole (art.25); il Piano straordinario per la digitalizzazione del patrimonio (art.27), su cui è intervenuto Laudadio con la curiosa proposta di una specifica Autorità di certificazione della qualità dei restauri. Vi è, poi, il punto delicatissimo dell’estensione ai protagonisti della Rete delle regole sulla tutela delle opere italiane ed europee. Si è annunciata al riguardo una seconda puntata del seminario sul diritto d’autore, dopo la giornata di studi dell’aprile del 2016.

L’Archivio cercherà di contribuire al dibattito, che ha bisogno di salire nella gerarchia delle priorità. Siamo, infatti, nel vivo di una lotta aperta per l’egemonia nell’immaginario collettivo.

 

                                               

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