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Mondo Za al Teatro Torlonia

Mercoledì 7 marzo 2018, alle ore 17.00 presso il Teatro Torlonia, sarà proiettato il documentario Mondo Za di Gianfranco Pannone in occasione dei 70 anni di Ladri di biciclette di Vittorio De Sica sceneggiato da Cesare Zavattini e Vittorio De Sica.

“Storie e Stelle del Cinema Italiano”, giunta alla sua quarta edizione, continua la programmazione, con una serie di eventi, nella sua sede storica. La manifestazione è realizzata dalla Direzione Generale Cinema MIBACT, dall’Assessorato alla Crescita Culturale Roma Capitale-Teatro di Roma, con il sostegno della Fondazione CSC-Cineteca Nazionale e Istituto Luce-Cinecittà.

Cesare Zavattini e la Bassa reggiana. La Bassa reggiana e Cesare Zavattini. Un rapporto di reciprocità ricco e complesso, che in questo film intreccia passato e presente, creando un nuovo tempo sospeso attraverso le testimonianze di quattro uomini d’età e condizioni sociali diverse. Un film a partire dal grande Za, padre del Neorealismo italiano che incontra idealmente la sua gente in questo pezzo d’Emilia lambito dal Po.

 

Il film documentario di Pannone racconta la vita di Zavattini attraverso gli occhi di quattro personaggi “locali”: Wainer che con suo fratello Rino va spesso a pescare al fiume. Leo, detto Pavone, l’ultimo dei pittori naif che sembra essere uscito da un racconto di Zavattini. Giovanni, pensionato ed ex militante comunista, che fotografa ogni angolo della Bassa e Prince, l’unico che viene da fuori, originario del Ghana e che ha conosciuto la poetica di Zavattini che ora “rappa” con le sue canzoni composte insieme all’amico e coetaneo Luck-Man, anche lui africano. I due ragazzi rappresentano il nuovo in questa terra tanto ancorata alla propria storia lontana e recente e di fatto impediscono, con le loro semplici canzoni ispirate a Zavattini, che il Maestro sia dimenticato.

 

La Bassa reggiana come luogo dell’ anima. Una terra piatta, dove l’orizzonte si perde. La sua gente reagisce a questa mancanza con passione e calore, unendo alla ragione una creativa, generosa “follia”. Il Po è una lunga linea che traccia un confine ed è al fiume che si rivolgono i “paesan” per placare le proprie ansie. Così faceva anche Cesare Zavattini, che era di queste parti e che a Luzzara, il paese dove è nato, tornava spesso, magari per passare le mattine al bar, a parlare con la gente del posto nel bel dialetto musicale di questa terra. La poetica dell’incanto di fronte alla realtà l’ha ereditata proprio dalla sua Bassa, terra di artisti e di matti, ma anche di accesa vis politica. E oggi? Oggi le tracce di Zavattini le puoi trovare qua e là nella Bassa. In un vecchio e solitario pittore naif che sembra uscito da un racconto dello stesso scrittore luzzarese, come in un ragazzo africano emigrato con la famiglia da queste parti, che in inglese (ma senza tralasciare il dialetto locale) rappa versi e pensieri del grande Za. E sullo sfondo vaga il fantasma di Ligabue, il pittore svizzero che finì da queste parti e che, vivendo come un clochard nella boscaglia fuori il paese di Gualtieri, con la sua arte trasformò la Bassa in un’Africa lussureggiante. Cose così accadono in questa terra di confine, fuori piatta e monotona, dentro inquieta è mai doma. E Zavattini sorveglia su tutto e su tutti, come un padre bambino sempre vicino agli umili.

 

Prima della proiezione il regista incontrerà il pubblico e leggerà un brano inedito da un appunto di Zavattini su Ladri di biciclette. Partecipa Caterina D’Amico, Preside della Scuola Nazionale di Cinema. Nel giardino d’inverno del Teatro mostra fotografica “Alberto Sordi” a cura della Cineteca Nazionale.

 

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Ulteriori info nei siti internet: www.cinema.beniculturali.it; www.teatrodiroma.net; www.fondazionecsc.it

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