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In ricordo di Ennio Morricone, di Luca Del Fra

Con Ennio Morricone (1928-2020) ci ha lasciato una delle personalità più complesse della musica italiana del secondo Novecento e dei primi due decenni degli anni Duemila. La sua musica da film ha per molti versi cambiato il concetto stesso di colonna sonora e lo ha reso giustamente un compositore celeberrimo nel Mondo.

Ma troppo spesso si dimentica il compositore attentissimo a tutte le avanguardie che hanno attraversato il secolo scorso, forse perché questo provoca una evidente aporia. Come poteva l’autore di “Cicciona cha cha cha” per Edoardo Vianello (1961) scrivere musica vicina alle più agguerrite frange della serialità, per non parlare della sua militanza in Nuova Consonanza e del disco del gruppo di improvvisazione integrale di questa benemerita associazione musicale?

Si è arrivati a pensare fosse un musicista dalla doppia personalità, schizofrenico. Se è difficile negare un doppio registro nella sua opera (ma probabilmente è più giusto parlare di pluralità di registri espressivi), proprio le sue colonne sonore o le sue canzoni, che un po’ spregiativamente si definiscono musica applicata, si nutrivano della faccia nascosta di Morricone: il compositore contemporaneo di musica assoluta.

Chi, almeno una volta, non ha apprezzato “Sapore di sale”? Nell’arrangiamento di Morricone la marimba suona in una tonalità diversa da quella di impianto, una modalità tipica della musica colta e d’avanguardia del primo Novecento, si pensi a Stravinskij. Nel “Barattolo” irrompe il suono di un barattolo che rotola, e la musica concreta irrompe nella canzonetta. Alla fine degli anni ’50 Karl Heinz Stockhausen compone “Gruppen” per tre orchestre che suonano disgiunte, Morricone qualche hanno dopo arrangia un disco per Ornella Vanoni con due orchestre che suonano disgiunte e ancora apprezzabili perché missate una per ogni canale dello stereo. Si potrebbe andare avanti, ma passiamo alle colonne sonore.

Tra le sue colonne sonore dei primi anni 70 figurano tre film di Dario Argento, dove Morricone fa un largo uso dell’elettronica, innervata di sequenze microseriali, tecnicamente musica d’avanguardia a tutti gli effetti. Non sorprende, proprio nelle situazioni cinematografiche di tensione lasciava emergere il suo estro contemporaneo, ma non solo.

Oltre all’uso di diverse tonalità nello stesso brano, altra peculiarità era la stratificazione, in sostanza una polifonia. Morricone era devoto alla polifonia e in particolare a Johann Sebastian Bach, ma nelle sue colonne sonore la ritroviamo fatta non solo di linee musicali, ma di composizioni diverse, che tuttavia formavano un insieme all’apparenza coerente. Ricordate “Mission”? Un tema romantico per oboe, un corale dalle inflessioni religiose, percussioni tribali.

Simili magie compositive, perché non si tratta solo di arrangiamento, germogliano in molta della sua musica da film, così come la voglia di trovare soluzioni nuove, un certo gusto voluttuoso -inaspettato in un grande orchestratore come lui– per i suoni puri, dal fischio, all’armonica, al flauto andino nei western di Sergio Leone, fino all’indimenticabile clavicembalo di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.

Quindi se da una parte può risultare difficile associare il compositore di “Tre scioperi” (1975), con quello di “Giù la testa” (1971) e del vocalizzo “Sean sean”, come valutare un musicista dagli estremi così lontani?

Per certo Ennio Morricone è stato un inestimabile artigiano della musica, rappresentante di quella scuola musicale romana ereditata direttamente dal suo maestro Goffredo Petrassi, e capace di comporre e creare musica di ogni genere sempre a un livello altissimo.

La sua capacità, controllatissima, di trasferire le tecniche della musica colta agli altri generi musicali aveva qualcosa di taumaturgico mentre il catalogo, peraltro cospicuo, delle sue partiture nei più svariati generi mostra una tecnica compositiva solidissima e piegata ai più diversi usi.

Proprio “Tre scioperi” rammenta anche il suo impegno politico in senso alto ma mai sbandierato fino a diventare un veicolo di notorietà. Una passione reale, in concreto spesa soprattutto per l’insegnamento della musica nelle scuole, vero contributo che come compositore poteva dare alla vita politica e in cui si riconosce anche il senso del limite che certo aveva.

Vincitore di due premi Oscar, celebrato a livello mondiale, ricercato da tutti i più grandi registi e produzioni cinematografiche, su Ennio Morricone forse un’ultima cosa andrebbe ricordata: è stato estraneo a ogni forma di divismo, sobrio e sicuro della sua forza di musicista dei nostri tempi.

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