news

Il sogno intermediale. In ricordo di Marco Maria Gazzano


Marco e Locarno. Marco e Urbino. Marco e Roma e Parigi e il mosaico Europa e Manizales (Colombia) e il puzzle Mondo. In viaggi su viaggi, immaginazioni, progetti, scritture, azioni ove la creatività artistica è assunta in intimo e permanente dialogo con i destini individuali e generali dell’umano, come del vivente tutto. Con e attraverso le immagini, i suoni, il giusto tempo e il giusto spazio per le riverberazioni interiori.


Sono questi i primi luoghi fisici, mentali ed emozionali che affiorano pensando a Marco Maria Gazzano, appena scomparso a 68 anni. Marco è stato uno dei massimi quanto originali studiosi di arti elettroniche audiovisive e di teorie dell’intermedialità che abbiano abitato il nostro paese, trasmettendo il suo rigoroso e appassionato sapere critico prima all’Università di Torino, “Sapienza” Università di Roma, Urbino “Carlo Bo”, quindi dai primi anni Duemila all’Università degli Studi Roma Tre. Insegnamento che ha costantemente intessuto rapporti di fertile produttività con le altre sue sapienti vesti di direzione di prestigiosi festival internazionali di videoarte (come Locarno, appunto, dal 1984 al 1996), di curatore di importanti convegni scientifici, di interlocutore critico privilegiato dei più autorevoli esponenti della ricerca videoartistica e della cinematografia digitale creativa, da Nam June Paik a Steina e Woody Vasulka, da Gianni Toti a Robert Cahen per limitarsi alle presenze fondatrici. Come, per altri versi, di sensibile interlocutore di figure che spaziavano dall’arte letteraria e teatrale all’esperienza storico-artistica ed estetico-filosofica, tra le altre, quali Paolo Volponi, Carlo Quartucci, Carla Tatò, René Berger, Carlo Pedretti, Giorgio Baratta, testimoniando oltremisura la sua sempre perseguita prospettiva transdisciplinare intorno al lemma plurivoco, ai sensi e alle tecniche che ineriscono lo statuto di quel kínēma mai smesso di interrogare. Rammentandoci persuasivamente che l’arte cinematografica non è il «risultato di una ma di molte “storie”, non di una sola tecnica o di un solo medium ma di intere genealogie di tecniche, media, relazioni con lo spettatore».


 Una multiforme quanto organica ed instancabile attività riflessiva ed operativa che lo ha visto lungo l’ultimo trentennio anche autore di programmi per RaiSat dal 1990 al 1993 (quindi, dal 1999 al 2002, ideatore e direttore del canale tv satellitare europeo ArsTv Network per conto della Commissione europea e di Eutelsat, così come curatore, dal 2002 al 2012, con il patrocinio della Fao, del progetto espositivo internazionale Torre della Pace. Le strategie dell’arte contro le strategie della violenza. Non facendo mancare negli ultimi anni il suo apporto, in qualità di membro del comitato scientifico del gruppo di studio e di lavoro “il progetto e le forme di un cinema politico” promosso dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, a significative giornate di studio di salutare rilettura e analisi di passaggi assai rilevanti della nostra storia politico-culturale cinematografica.


Una sfaccettata avventura umana ed intellettuale di intenso tenore estetico-culturale e etico-politico tradottasi anche nella moltitudine di pagine dei suoi ragguardevoli volumi editi da Exòrma Kinéma. Il cinema sulle tracce del cinema: dal film alle arti elettroniche, andata e ritorno (2012), Ultraimmagini. Verso la producibilità elettronica del cinema, attraverso la metamorfosi delle arti (2020), Comporre audiovisioni. Suono e musica nell’esperienza della videoarte (2020). Pagine illuminanti di una ricerca e di una sinuosa scrittura dove Marco ha interrogato alla radice, come detto, il concetto di cinema in tutte le sue articolate costellazioni rispetto alla complessità del reale, così come la possibilità di inedite relazioni espressive tra linguaggi ed esiti artistici entro una tensione mai dismessa verso sogni e memorie capaci di parlare la lingua collettiva di pressioni, desideri, saperi, affetti, relazioni, nel segno radicalmente esposto di una politica del vivente tutta ancora concretamente da realizzare.


Pagine illuminanti dove almeno ritroveremo la tua voce brillante che, in un orizzonte buio come quello presente, continuerà a farci preziosamente compagnia.


(Giulio Latini)


[gmw_single_location]