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Sul cinema indomito di Monica Maurer a Villa Medici. La direzione contraria di un cinema ostinato, di G. Ragonesi

Quello di Monica Maurer è stato, e continua ad essere, un cinema indomito, urgente, impegnato e informativo, ma mai indulgente.

E il compendio di titoli mostrati lo scorso 26 maggio a Villa Medici a Roma, nel corso della giornata dedicata al cinema della regista tedesca, lo dimostra e conferma: con il punto fermo dell’intera attività documentaria della Maurer, gli artisti e ricercatori residenti nella villa (Nidhal Chamekh e Aude Fourel) hanno posto l’accento su la parte di quell’attività che la Maurer ha dedicato alla lotta palestinese; pellicole che, a partire dal necessario Palestina in fiamme [Palestine in Flames] del 1988 – realizzato proprio in seno all’evolversi, alla fine dell’anno precedente, dell’Intifada in enorme movimento di massa – quasi del tutto rispondente a grammatica e regole del documentario d’informazione, con la ricostruzione, il ricorso al materiale di repertorio e all’utilizzo del Voice-over, dimostrano come la potenza dell’immagine filmica possa contenere, nel suo manifestarsi, la possibilità di dar voce ad una contro-Storia, la capacità di alimentare una narrazione che si dispieghi dalle fonti, tra le fonti ed oltre di esse, approdando a quell’ impegno che è bandiera del cinema di Monica.

            Ed è su queste (più che) suggestioni che ha virato il dibattito tra la regista e lo storico del cinema tunisino Ikbal Zalilla, le stesse che alimentano la fiamma degli altri titoli proiettati. Definiti dalla stessa regista poemi politici e cinematografici, che abbandonano il taglio cronachistico per abbracciare il pianto, il lamento, l’epitaffio e infine il grido di rabbia, lanciato da volti, cadaveri e macerie che deflagrano gli uomini e la terra al centro del conflitto. Nasce qui quella contro-Storia accennata nel dialogo con Zalilla e germogliante in Palestina in fiamme, nella dedica che la Mdp fa ai caduti nel raid aereo sul quartiere Fakhani di Beirut il 17 luglio 1981 in Born out of death [Id., 1981], e all’intera città nel – programmatico fin dal titolo – Why? [Id., 1982]. L’interrogativo della camera è gridato contro la disumanità e la devastazione provocata dalla guerra d’occupazione da parte d’Israele contro la popolazione palestinese e libanese a Beirut nell’estate del 1982. Dove Palestina in fiamme proponeva la problematizzazione del suo momento storico, e Born out of death affidava la messa in discussione agli andati e ai rimasti, quel perché capitola come un macigno, tenta di risvegliare le coscienze colpendo prima di tutto le stesse immagini, mostrandone la crudezza racchiusa in essi, generando così la costellazione di un archivio storico-visivo altro, risvegliandolo (proprio il risveglio degli archivi era al centro delle domande poste alla Maurer dai due artisti residenti) e rendendolo, proprio per la sua ontologica natura di film – e quindi narrativa, nella quale il ruolo di cantore è affidato all’empatia documentaristica –  politico.

            In effetti, con la distruzione dell’Archivio palestinese proprio durante la guerra dell’82, queste e le altre pellicole della Maurer realizzate per l’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) sono divenute non solo altro o contro, ma sostanzialmente un unicum, speciali testimonianze storiche affidate alla sola fonte dell’organo cinematografico.

Anche per questi motivi i quasi 10 minuti inediti di Exodus, film in fieri e in gestazione da anni, che mostrano la partenza delle truppe palestinesi da Beirut, acquistano valenze ulteriori: per l’eccezionalità di un altro tassello alle voci di un archivio già di per sé eccezionale; come dimostrazione di un’urgenza di raccontare mai sazia e mai placata; per l’ulteriore sfumatura contraria alla testimonianza di una donna e una cineasta sempre e ancora ostinata.

  • Palestina in fiamme, Born Out of Death e Why? sono conservati, assieme agli altri documentari realizzati per l’Olp, film finiti e girati, presso il “Fondo Monica Maurer” dell’Aamod – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.

Gabriele Ragonesi,  01/06/2022

Foto di Milena Fiore

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