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L’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico per un 25 Aprile straordinario: tra guerre, censure, bavagli e rigurgiti autoritari.

“Quando è cominciata la Resistenza?” si chiedeva Luigi Longo in apertura del suo libro Un popolo alla macchia. E rispondeva: “È nata all’indomani della Marcia su Roma”. L’avvento del fascismo, cioè, aveva dato il via a una lotta di liberazione durata oltre vent’anni; una lotta che per la verità era iniziata anche prima, nei mille episodi di resistenza popolare che si erano manifestati a partire dal 1919-20 e dai tentativi di risposta che il movimento operaio, socialista e comunista, aveva messo in atto, assieme agli Arditi del popolo e a poche altre forze antifasciste, di fronte alla marea montante dello squadrismo.

Il mondo liberale, le classi dirigenti non contribuirono a quei tentativi; al contrario, sostennero nella loro stragrande maggioranza quel fascismo che lottava contro il socialismo e contro la democrazia, servendosi della false flag del “pericolo bolscevico” per cementare il blocco reazionario contro il “nemico interno”, che era di fatto il movimento dei lavoratori e quel modello di democrazia di massa, di democrazia sociale, che potrà “passare” solo molti anni dopo, al termine della catastrofica guerra mondiale nella quale il nazifascismo aveva trascinato i popoli, grazie alla vittoria della Grande alleanza antifascista (col contributo immane – oltre 20 milioni di morti – dell’Unione Sovietica) e al ruolo decisivo della lotta partigiana nel nostro e in altri paesi.

Oggi lo smantellamento del modello democratico-sociale delineato nella Costituzione repubblicana va di pari passo con un attacco ormai esplicito agli spazi di democrazia tout court, fino al restringersi dei margini per la stessa libertà di espressione, come i numerosi casi di queste settimane – da Luciano Canfora, a Nadia Terranova, ad Antonio Scurati – dimostrano. E, ancora una volta, lo sfondo drammatico è quello di un ritorno della guerra, di quella “guerra mondiale a pezzi” denunciata da Papa Francesco, che ripropone la lotta contro il “nemico interno”, contro chi dissente, critica o semplicemente dubita e vuole discutere.

La spirale guerra-autoritarismo tende quindi a riemergere, insieme alle allergie all’antifascismo, ossia alle ragioni fondanti della Repubblica, manifestate pure da alte cariche politiche e istituzionali.

In tale quadro, gli attacchi alla memoria dell’antifascismo e al contributo decisivo della Resistenza sono funzionali al rafforzamento di un senso comune reazionario di massa e di un nuovo conformismo imposto dall’alto. Difendere la memoria del 25 Aprile – di cui l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico conserva testimonianze preziose, a disposizione delle realtà associative, dei docenti e dei cittadini che vogliano farle conoscere – significa quindi, oggi più che mai, tenere alta la guardia, tener viva quella che un tempo si chiamava “vigilanza democratica”, mobilitarsi insieme alle nuove generazioni, lottare contro la guerra e contro ogni rigurgito neofascista, o anche “soltanto” autoritario, che possa tornare a investire il nostro paese.

L’AAMOD partecipa, dunque, a tutte le iniziative promosse dall’ANPI e sarà anche a Milano nella tradizionale mobilitazione, quest’anno riproposta da il manifesto a trent’anni da quella enorme che contribuì ad incrinare la tenuta del primo governo Berlusconi.

Alexander Höbel per AAMOD. 24 aprile 2024

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